Sabato 7 settembre ore 20:30 – Piazza della Torre
STRONG SEA – Survey and TReatment ON Ghost nets SEA LIFE – è un progetto finanziato nell’ambito del programma LIFE, settore prioritario Natura e Biodiversità, sui fondi stabiliti nella programmazione 2014-2020. Il progetto è formalmente iniziato nel dicembre del 2021 e ha una durata di 5 anni.
Scopo del progetto è proteggere e migliorare lo stato di conservazione dell’habitat prioritario praterie di Posidonia oceanica e dell’habitat Reefs a coralligeno, entrambi inclusi nella Direttiva 92/43/CEE e nella rete dei siti Natura 2000. Questi habitat sono stati scelti per il loro elevato valore ecologico e ambientale e per la loro rappresentatività nell’area di studio.
L’area di studio del progetto include il Golfo dell’Asinara e la costa Nord Occidentale della Sardegna.
Habitat delle praterie di Posidonia oceanica. Posidonia oceanica L. Delile è una fanerogama marina, endemica del mar Mediterraneo. Essa forma ampie praterie, caratterizzate da densità variabile, che possono estendersi dalla superficie fino a circa 40 m di profondità (Pérès e Picard, 1964). Le praterie di P. oceanicarappresentano una biocenosi molto complessa e ben strutturata, caratterizzata da un’elevata variabilità biologica delle comunità vegetali e animali che la compongono (Buia et al., 2000). Esse costituiscono importanti aree di nursery per numerose specie di pesci e rappresenta un rifugio per un gran numero di organismi, tra cui numerose specie di pesci, cefalopodi e crostacei, anche di notevole importanza economica (Francour, 1997). Le praterie giocano un ruolo estremamente importante come polo di biodiversità, ospitando circa il 20-25% di tutte le specie presenti nel Mar Mediterraneo.
Habitat a coralligeno. Il coralligeno è un habitat caratterizzato da una biocostruzione che è il risultato dell’accumulo di scheletri carbonatici che molte specie vegetali e animali producono dando origine a strutture macroscopiche che si mantengono nel tempo. Le alghe rosse (Rhodophyta) calcaree appartenenti all’ordine delle Corallinales sono i principali costruttori del coralligeno e per questo definite “biocostruttori primari”. Le strutture edificate dalle alghe coralline vengono successivamente consolidate da organismi definiti “biocostruttori secondari”, come le Peyssonneliaceae e varie specie di policheti, sclerattinie (ex madreporari) e briozoi. L’habitat a coralligeno si sviluppa generalmente fra i 25 e 200 metri di profondità in condizioni di scarsa illuminazione e in acque relativamente calme, fresche e trasparenti, e rappresenta uno dei più importanti ecosistemi costieri del Mar Mediterraneo per distribuzione, biodiversità, biomassa e ruolo nel ciclo del carbonio (Ballesteros, 2006). Il coralligeno è considerato il secondo più importante “hot spot” di biodiversità Mediterranea, dopo le praterie di Posidonia oceanica (Bouderesque, 2004). Tuttavia, in assenza di una stima precisa del numero di specie presenti e considerata la complessità strutturale dei suoi popolamenti, si ritiene che il coralligeno ospiti più specie di qualsiasi altra comunità Mediterranea (Ballesteros, 2006). Oltre ad essere un habitat di grande valenza ecologica, i popolamenti coralligeni rappresentano anche un importante risorsa economica per la presenza di specie commerciali pregiate (corallo rosso, pesci e crostacei) e l’enorme attrattiva esercitata sul turismo subacqueo.
La minaccia che il progetto si prefigge di affrontare sono gli ALDFG (Abandoned, Lost or otherwise Discarded Fishing Gear), gli attrezzi da pesca abbandonati o smarriti che giacciono nell’ambiente marino e che deturpano e distruggono gli habitat interessati, peggiorandone lo stato di conservazione e diminuendone la biodiversità. Il progetto mira quindi a rimuovere gli ALDFG rinvenuti in hotsposts identificati nell’area di studio, senza arrecare ulteriori danni all’habitat, o a inattivarli, in modo da ridurre al minimo la pesca fantasma, evitando di stressare oltremisura gli habitat sui quali insistono.
Intervengono Francesca Romana Centrella e Chiara Maggi. Modera Mauro Piredda